Editoriale di Giuseppe Grasso

Elsa Fornero o la superbia di una ministra tecnica

Venerdì, 30 marzo 2012 - 09:30:00

Di Giuseppe Grasso
Quando il Capo dello Stato affidò la guida dell’attuale governo al prof. Mario Monti, nominato poco prima senatore a vita, parve a molti un’ottima mossa nella difficile partita aperta da quella crisi economica cui il governo precedente non aveva saputo far fronte. Il dubbio, però, se abbia commesso un’azione retta e giusta nell’affidare a lui l’incarico di Presidente del Consiglio o se invece abbia avallato qualcosa di molto diverso da ciò che si aspettava, dovrebbe ora, dopo mesi di assolutismo normativo e soprattutto previdenziale, quanto meno sfiorare Giorgio Napolitano. La pratica del dubbio e dell’ascolto è prerogativa dei grandi uomini, di chi ha avuto il coraggio di ammettere la propria umana fallibilità.

Albert Camus, nel discorso pronunciato a Stoccolma quando gli fu conferito il premio Nobel per la Letteratura, nel 1957, disse agli astanti, molto emblematicamente, di essere ricco solo dei suoi dubbi. Una dichiarazione di modestia e di umiltà che i nostri capi di governo, purtroppo, non possono vantare. Non chiediamo ai rappresentanti del governo di essere dilacerati dal dubbio amletico che poco si confà al ruolo istituzionale cui sono chiamati. Tuttavia l’azione governativa di Mario Monti, azione che mira dritta allo scopo senza guardare in faccia a nessuno e senza ammettere repliche, si sta spingendo troppo oltre gli argini di uno stato di diritto. Se guardiamo nel dettaglio degli iniqui provvedimenti legislativi che questo esecutivo ha imposto al nostro paese con l’avallo del parlamento e senza la concertazione sindacale, dalla riforma delle pensioni a quella del mercato del lavoro, non è difficile scorgerne il carattere vessatorio, arrogante, impopolare.

Il nostro riferimento corre, in particolare, alla titolare del dicastero del Lavoro, Elsa Fornero, la «Lady di ferro» sprezzante, superba, poco sensibile alla dignità individuale. La ministra, come ha simpaticamente ribadito alla trasmissione «Report» domenica scorsa, non è stata chiamata per «distribuire caramelle». Infatti l’abbiamo sentita annunciare laconicamente sventure, quasi compiaciuta di farlo con tanto siderale distacco. Luca Telese, sempre caustico e pungente, l’ha soprannominata ‘La Cattivero’ e ha aggiunto, ben a ragione, che in un paese civile, dopo le clamorose ricognizioni intorno al settore pensionistico egregiamente condotte da Milena Gabbanelli, ci sarebbero stati corsivi infiammati, richieste di dimissioni, interrogazioni parlamentari mentre da noi nulla di tutto ciò. Un silenzio oscuro e incomprensibile, dettato forse da deferenza o da tacito assenso, si è steso intorno alle testate giornalistiche ad eccezione di qualche sporadico intervento.

Non bisogna dimenticare che questo governo, poco avvezzo alla dialettica democratica, non fa che riferirsi, in modo smaccatamente autoreferenziale, al suo stesso operato senza che la maggioranza del parlamento osi toccarlo o che la minoranza riesca ad intaccarlo. Con buona pace degli esodati, dei mobilitati e del personale della scuola che reclama la pensione al 31 agosto 2012, la ministra Fornero non sposta di un millimetro il suo asse – prova ne siano le due interrogazioni parlamentari degli onorevoli Cera e Ghizzoni alla Camera – e rimane abbarbicata al suo «lavoro sgradevole», quello di far cassa sulle spalle dei ceti medio bassi. Gli stessi partiti che hanno appoggiato il presente governo si sono trovati, loro malgrado, in una scomoda posizione di ancillarità nei confronti di Elsa Fornero che oggi, nemmeno a farlo apposta, è al primo posto nella classifica dei ministri con minor gradimento.

Il vero problema, però, non è tanto che i professori Fornero e Monti possano spadroneggiare con la complicità di Confindustria e della finanza, che abbiano la spudoratezza di negare diritti acquisiti e sacrosanti, che non sappiano inculcare nei giovani il senso della giustizia. Non è questo che pesa come un macigno su di loro e su di noi. I veri artefici della loro alterigia autocratica e autolatrica sono quelli che hanno creduto in loro e che hanno votato la fiducia in parlamento, coloro i quali, cioè, si sono assunti in pieno tale responsabilità politica. L’Idv lo ha sempre fatto notare. Sarebbe troppo facile prendersela tout court con chi vorrebbe far ingerire veleni. Questo esecutivo, per dirla tutta, si sente legittimato ad agire in tal modo (cosa in ogni modo deprecabile) perché sono i partiti della maggioranza ad averlo investito di tanto potere. È per questo che l’algida e accigliata Fornero non può distribuire caramelle ma solo far ingoiare bocconi amari.

Il Pdl sembra mantenersi in una posizione di continuità con il presente governo. Basti pensare all’atteggiamento di categorica ostilità verso il comparto scuola, il quale né ha ricevuto garanzie di investimenti né ha visto rispettati impegni già promessi da tempo dal ministro Profumo. Investire sulla cultura e sull’educazione è cosa lontana da questo governo che pur si fregia di curarsi del patto generazionale e di farsi carico dei giovani. L’Udc, paladino di Monti fin dal primo momento, sempre pronto a rilanciare, all’occorrenza, la vecchia storia dell’allarmismo economico e del deficit pensionistico, non perde occasione per fare elogi sperticati al «salvatore dell’Italia». Strana cosa che i conti delle pensioni, per ammissione degli stessi vertici INPS e dei sindacati confederali, fossero già abbastanza in equilibrio e che di una riforma così blindata non ci fosse dunque alcun bisogno, se non per continuare a colpire, indisturbati, i soliti noti.

Il Pd, per citare un partito riformista tradizionalmente vicino ai lavoratori, anche se ha cercato di rimodulare alcune criticità emerse in questi ultimi mesi, l’unico, a onor del vero, a fare autocritica fra i partiti che appoggiano l’esecutivo, appare tuttavia il più sottomesso. La sua base e il suo elettorato sembrano scollarsi sempre più dai vertici. L’auspico è che si proceda alla riforma della legge elettorale stante l’accordo esistente fra i tre maggiori partiti della maggioranza.

Forse le elezioni ad ottobre, come qualcuno sembra ipotizzare, potrebbero ridare un soffio di speranza affinché si ridiscutano certi operati di questo governo, tanto amati negli ambienti finanziari quanto esecrati dal popolo, di un governo sicuramente in buona fede ma, diciamolo pure, tra i più retrivi, tra i più conservatori e tra i più tracotanti che l’Italia ricordi, di un governo sempre sordo all’evidenza e alla realtà. Diceva Brecht che quando l’ingiustizia diventa legge, come sta purtroppo accadendo oggi, la resistenza diventa dovere. Intanto i sindacati confederali hanno annunciato, per il prossimo 13 aprile, una manifestazione nazionale unitaria sulle perverse conseguenze della riforma Fornero, con al centro le spinose questioni degli esodati, delle ricongiunzioni onerose e del personale scolastico. Ma il governo Monti, così come abbiamo imparato a conoscerlo negli ultimi mesi, sempre più indisponibile e intransigente, scenderà davvero a più miti consigli?

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