sabato 24 marzo 2012

Infinitamente GRAZIE On. Manuela e Sen. Mariangela



@ i modenesi
dopo l’incontro di ieri, due riunioni in successione (fino a tardissima serata) mi hanno impedito di fare commenti a caldo. Vi ringrazio per la partecipazione e per avermi dato l’opportunità di associare un volto ad un nome.
Mariangela ed io abbiamo affidato ad un comunicato stampa alcune valutazioni sul nostro appuntamento:

«Scuola, i prof. di “Quota 96” incontrano Bastico e Ghizzoni. Affollata assemblea, nel tardo pomeriggio di venerdì, nella sede del Pd in via Scaglia
La protesta dei docenti e del personale Ata della scuola che si vedono “beffati” nei loro diritti acquisiti dopo la riforma pensionistica è approdata nella sede del Pd: le parlamentari del Pd Mariangela Bastico e Manuela Ghizzoni hanno, infatti, incontrato una parte di coloro che, ad un soffio dall’agognato traguardo perchè tutti raggiungono la fatidica quota 96 nel 2012, rischiano di non andare in pensione quest’anno.
Il tema interessa, in provincia, un centinaio di persone: sicuramente la metà era presente all’incontro con le parlamentari modenesi del Pd che, in questi anni, più si sono occupate dei problemi della scuola, la senatrice Mariangela Bastico, ex vice-ministro all’istruzione, e la deputata Manuela Ghizzoni, attuale capogruppo Pd in Commissione istruzione della Camera. L’affollato incontro si è tenuto, nel tardo pomeriggio di venerdì 23 marzo, presso la sede del Pd in via Scaglia, a Modena. Come alcune migliaia di loro colleghi in tutta Italia, i docenti e il personale Ata stanno provando a far valere un loro diritto, assimilabile a quello dei loro colleghi del settore pubblico e privato: la riforma pensionistica Fornero salvaguarda “quota 96” (60 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi effettivi, oppure 61 anni di età e 35 di contributi) ma da conseguire entro il 31 dicembre 2011. Il ragionamento del governo è stato fatto sulla base dell’anno solare, ma nella scuola l’intera organizzazione è basata sull’anno scolastico: c’e’ un unico giorno utile per il personale della scuola per andare in pensione, il 1° settembre di ogni anno, indipendentemente dalla data in cui si maturano i requisiti.
“Abbiamo presentato un emendamento al decreto milleproproghe per spostare al 31 agosto 2012 la data per la verifica del possesso dei requisiti, in quanto riteniamo sia una norma di giustizia, volta ad equiparare il personale della scuola agli altri lavoratori.” dichiarano Bastico e Ghizzoni. Purtoppo la battaglia parlamentare non ha avuto esito positivo e gli emendamenti presentati non sono stati accolti. Ma la protesta dei docenti continua e sono sempre più agguerriti. Attraverso ricorsi al Tar e diffide all’Ufficio scolastico provinciale sono intenzionati a far valere i loro diritti e cercare di ottenere la possibilità di poter andare in pensione con le vecchie regole.
“Intendiamo continuare il nostro impegno politico e parlamentare, sostenuto dal PD e dai gruppi parlamentari PD, perche’ nei prossimi disegni di legge o decreti legge che il Governo approvera’ e presentera’ alle Camere ci sia la norma sullo spostamento al 31 agosto 2012 – dichiarano le parlamentari Pd – ad iniziare dalla riforma del mercato del lavoro o da uno specifico provvedimento sul sistema pensionistico, volto a correggerne alcune criticità’, quali quelle relative agli esodati. Se l’iniziativa non sara’ del governo, presenteremo nostri emendamenti”

venerdì 23 marzo 2012

Ricorso GILDA

PENSIONAMENTI CLASSE 1952

E-mail Stampa PDF
QUESTIONE PENSIONAMENTI CLASSE 1952

Il comma 21 dell’art.1 del decreto legge 138 del 13.08.2011, che ha modificato il comma 9 dell’art. 59 della legge 449/97, ha disposto che:”” Con effetto dal 1 gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data all’art.59, comma 9, della legge 27 dicembre, n.449,dopo le parole “anno scolastico e accademico” inserire la seguente “dell’anno successivo”. Resta ferma l’applicazione della disciplina vigente prima dell’entrata in vigore del presente comma per i soggetti che maturano i requisiti di pensionamento entro il 31 dicembre 2011””.



Non pare, dunque, vi siano state novità circa i diritti acquisiti per il collocamento in quiescenza, alla data dell’1.09.2011, per coloro i quali sono nati nell’anno 1952 che rimarrebbero quelli previsti dall’impianto normativo vigente alla citata data.
Per l’effetto, coloro i quali sono nati nel corso dell’anno 1952 e che maturano i requisiti pensionistici alla data del 31.08.2012, di anzianità, secondo le finestre di uscita previste dalla legge 243/04, come modificata  dalla legge 247/07 (requisito di età anagrafica maturata entro il 31.12.2012 + anzianità contributiva) per raggiunta quota 96 o di vecchiaia, per raggiunti limiti dei 40 anni di servizio, potranno essere collocati in quiescenza secondo le regole in vigore alla data dell’1.09.2011.
Quindi, coloro che sono nati nell’anno 52’ potranno andare in pensione a far data dall’ 1.09.2012 o, nella peggiore delle ipotesi, a far data dall’ 1.09.2013, secondo le suindicate disposizioni normative.
Pertanto, ai fini della tutela degli interessati sarà opportuno inviare, comunque, la domanda di pensionamento tramite procedura on-line ovvero tramite raccomandata con ricevuta di ritorno al MIUR, all’Ufficio scolastico regionale e all’INPS di competenza,entro il termine del 30.03.2012.
In caso di mancato accoglimento della stessa si potrà ricorrere ai Tribunali del lavoro competenti per territorio attraverso i propri legali di fiducia.

Roma li 19 marzo 2012
Avv. Tommaso de Grandis
Studio legale Gilda


DOCUMENTI NECESSARI

1- Verifica della maturazione dei raggiunti requisiti di cui alla Tabella B della legge 243/04 e s.m.i.
2- Fotocopia della domanda di pensione on-line o cartacea
3- Autodichiarazione dei servizi e degli anni di servizio
4- Fotocopia del decreto di ricostruzione di carriera
5- Fotocopia documento di riconoscimento e del codice fiscale
6- Scheda dati anagrafici
7- Firma mandati

Dichiarazione sotitutiva dei servizi: formato doc; formato pdf; formato Libre office
Autodichiarazione del reddito: formato doc; formato pdf; formato Libre office
Ultimo aggiornamento Martedì 20 Marzo 2012 21:41

Ricorsi ANIEF

Ricorsi :: News
Pensioni: Anief diffida il Miur dal non aprire il sistema Polis di presentazione delle domande
Pubblicato il 22 Marzo 2012 alle 20:24

Ai colleghi che maturano i requisiti di pensione anticipata secondo le vecchie regole entro il 31 dicembre 2012. In caso di risposta negativa, alla scadenza delle 24 ore saranno messi a disposizione il modello cartaceo da protocollare presso l’istituzione scolastica sede di servizio entro il 30 marzo, insieme alle istruzioni operative per ricorrere preliminarmente al Tar Lazio avverso il D. M. n. 22 e la C. M. 23 del 12 marzo 2012, prima di adire il giudice del lavoro.
 
La diffida

Al Direttore Generale Miur per il personale scolastico, dott. Luciano CHIAPPETTA
Al Direttore Generale Miur per gli studi, la statistica e i sistemi informativi, dott. Emanuele FIDORA
Al Capo Dipartimento Miur per la Programmazione, dott. Giovanni BIONDI
Al Capo Dipartimento Miur per l’Istruzione, dott. Lucrezia STELLACCI

Oggetto: Istanze On Line – Cessazioni on-line, C. M. n. 23 del 12 marzo 2012. Problematiche relative alla compilazione della domanda con procedura telematica per il personale della scuola, registrato nel sistema di accesso web Polis “Istanze on-line”, che intende inoltrare domanda di cessazione dal servizio perché matura i requisiti di pensione di anzianità con requisito di servizio entro il 31 agosto 2012 ed età anagrafica entro il 31 dicembre 2012, secondo la normativa vigente prima dell’entrata in vigore dell’art. 24 c. 3 del D. L. 201/2011, che pure ne riconosce la validità per i requisiti maturati entro il 31 dicembre 2011. Richiesta intervento immediato entro 24 ore – diffida.

La scrivente O. S., in nome e per conto dei propri iscritti assistiti,
CONSIDERATE le diverse segnalazioni pervenute in merito alle procedure di presentazione della domanda di cessazione del servizio – collocazione a riposo dal 1 settembre 2012 di cui alla C. M. n. 23 del 12 marzo 2012;
RISCONTRATO che al personale della scuola pur registrato e identificato nel sistema di accesso “Istanze on-line”, pur essendo in possesso dei requisiti di anzianità contributiva di cui all’art. 24 c. 3 del D. L. 201/2011 da maturare entro l’a. s. 2011/2012, ovvero entro il 31 agosto 2012, per maturazione dei 40 anni di servizio utili al pensionamento (anzianità contributiva) o per raggiungimento della “quota 96” utile al collocamento a riposo, nel corrente a. s. 2011/2012, ai sensi della normativa vigente prima dell’entrata in vigore del decreto legge in oggetto e della sua conversione nella legge 22 dicembre 2011, n. 214, non è consentito compilare la domanda in oggetto, pur indicando la chiara volontà di non interrompere il rapporto d’impiego, nel caso in cui venga accertata la mancata maturazione del suddetto requisito;
ATTESO CHE l’indicazione della data 31 dicembre 2011 per la maturazione dell’anzianità contributiva non può essere intesa come perentoria per il personale della scuola, che ha avuto sempre una finestra aperta in corrispondenza del termine dell’anno scolastico quale anno di servizio, ovvero di maturazione dei contributi al 31 agosto, e della maturazione dell’età anagrafica al 31 dicembre successivo;

NEL RICORDARE COME
- la suddetta procedura telematica è prevista in via esclusiva per la domanda di cessazione dal servizio – collocamento a riposo tanto che “eventuali domande già presentate in forma cartacea devono essere riprodotte con la suddetta modalità”;
- gli artt. 39, c. 1; 48, c. 2; 52, c. 1; 53, c. 3; 58, c. 1; 61; 62, c. 1; 63, c. 1; 71, cc. 1-2 del D. P. R. 445/2000 prevedano che la sottoscrizione delle domande possa avvenire senza autenticazione, che l’amministrazione debba predisporre la modulistica necessaria e consentire a tutti gli utenti registrati nel sistema informatico l’utilizzo della documentazione predisposta conservando per la consultazione i documenti prodotti, senza alcun intervento dell’operato informatico, che la suddetta amministrazione debba, altresì, provvedere entro 24 ore dalla segnalazione alla correzione di eventuali disfunzioni o anomalie del sistema, e che costituisce violazione dei doveri d’ufficio la mancata accettazione della domanda fornita da personale, peraltro, già identificato e riconosciuto;
- l’art. 32, c. 3, lettera l) del D. Lgs. 82/2005 preveda la necessità nel rilascio delle certificazioni digitali della creazione di un sistema di accreditamento facoltativo e delle procedure di reclamo e di risoluzione delle controversie;
CHIEDE ALLE SS. LL.
di provvedere entro 24 ore dalla ricezione della presente segnalazione alla risoluzione delle anomalie segnalate, consentendo a tutto il personale della scuola registrato nel sistema web Polis “Istanze on-line” la compilazione della domanda di cessazione dal servizio – collocamento a riposo dal 1 settembre 2012, o di predisporre, comunque, uno schema di domanda utile a quanto richiesto.
CON ESPRESSO AVVISO CHE
la presente richiesta ha valore anche di diffida e che pertanto, trascorsi i termini di cui sopra senza che ne vengano recepite le richieste, si adiranno le autorità competenti per le denunce del caso, vista l’urgente necessità di consentire a tutti gli aspiranti la presentazione delle domande entro i termini di scadenza previsti dall’art. 1, c. 1 del D. M. n. 22 del 12 marzo 2012, salva comunque la sua impugnativa insieme alla circolare in oggetto presso il tribunale amministrativo e/o ordinario per le violazioni della normativa vigente.
Cordiali saluti.
Palermo, li 22 marzo 2012
Il Presidente Nazionale ANIEF
Prof. Marcello Pacifico

domenica 18 marzo 2012

La Senatrice Bastico scrive ...

Pensioni scuola: dopo le penalizzazioni le contraddizioni

Dubbi interpretativi sulla circolare del MIUR n. 23/2012
Avevo ritenuto che il Governo Monti stesse facendo tutto il possibile affinchè i lavoratori pubblici e privati rimanessero al lavoro a lungo, molto più a lungo rispetto al passato, in nome del necessario risanamento della finanza pubblica e della gravissima crisi economica.
Alla luce di questo criterio e degli elevati oneri per la finanza pubblica, il Governo ha espresso parere negativo allo spostamento – richiesto con emendamento PD al Milleproroghe – al 31 agosto del 2012 della verifica dei requisiti per il pensionamento per il personale della scuola, pur essendo stata riconosciuta dal Ministro Fornero la fondatezza delle ragioni di tale spostamento.
Ora la circolare n.23/2012 del MIUR sui pensionamenti è stata formulata con forti elementi di ambiguità in relazione all’obbligo del pensionamento: riguarda solo coloro che hanno raggiunto i 40 anni contributivi o anche quelli della quota 96? Vi segnalo, a questo proposito, un interessante articolo di Tuttoscuola, che titola “Pensioni: schizofrenia della legge?“.
La circolare del MIUR sembra andare oltre a quanto contenuto nella circolare del dipartimento Funzione Pubblica n. 2/2012 sui limiti massimi della permanenza in servizio nelle P.A.
Alcuni di voi mi hanno segnalato che dirigenti scolastici e dirigenti provinciali hanno già incominciato a mandare avvisi sull’obbligatorietà del pensionamento, anche per la quota 96.
Mi sembra che si stia determinando una situazione paradossale: da un lato ci sono persone che ambiscono ad andare in pensione, per alcuni dei quali sarebbe stato decisivo lo spostamento della data al 31 agosto; altri invece vorrebbero rimanere e sono costretti al pensionamento.
Credo che il criterio della flessibilità (dai 62 ai 70 anni), proposto dal Pd e non accolto dal Governo, avrebbe garantito maggiore equità e avrebbe consentito a molte persone di scegliere secondo le proprie aspirazioni e necessità. Questa facoltà, nel quadro di una certa flessibilità, è decisiva per il personale della scuola, dei servizi educativi, dei servizi sociali, data l’importanza delle motivazioni e della passione, oltre che delle competenze, per la qualità del loro lavoro.
Sono impegnata a richiedere al MIUR una interpretazione autentica e rapida della circolare, al fine di dare certezze a tante persone.

lunedì 12 marzo 2012

Onorevole Bersani... c'è una lettera per Lei

Questo Governo non investe sulla scuola, ma la calpesta

Lettera aperta a Bersani

Lunedì, 12 marzo 2012 - 12:28:00
Di Giuseppe Grasso
La distinzione fra destra e sinistra, come cantava beffardo Giorgio Gaber e come appare sempre più palese con l’appoggio congiunto di Pdl e Pd al Governo Monti, è ormai un patrimonio in via di estinzione, eroso dal fossilizzarsi di ognuna delle due fazioni politiche in posizione ancillare nei confronti della tecnocrazia e della finanza. Lo smantellamento del sistema sociale, la riforma Fornero e la tecno-dittatura del presente esecutivo stanno ad attestare un’eclisse della democrazia e della rappresentatività. Un ulteriore no al confronto e al rispetto della giustizia sociale è stato ribadito una volta ancora dalla ministra del Lavoro, il 7 marzo, con l’acre risposta al question time che l’onorevole Cera le aveva posto alla Camera in merito alla specificità dei lavoratori del comparto scuola. Nessuna apertura da parte della donna inflessibile e dal polso di ferro ma solo una paternalistica «comprensione umana» che esclude del tutto, quasi fosse un pregiudizio ideologico, ogni forma di ritocco nel senso dell’equità.
Chiedere di spostare al 31 agosto 2012, anziché al 31 dicembre 2011, la data a cui fare riferimento per la maturazione dei requisiti di accesso al pensionamento con le regole antecedenti al D. L. 201/2011, non significava concedere privilegi né rimettere indietro le lancette. Significava solo tener conto del fatto che i lavoratori della scuola, a differenza di tutti gli altri, possono lasciare il servizio unicamente il 1 settembre di ogni anno. I ricorsi che fioccheranno da più parti contro il Governo la dicono lunga su questo clima rovente di scontro sociale. Onorevole Bersani, vuole forse che si ripeta la terribile iattura del Governo Tambroni con tanto di sollevazione popolare? E lei, ministra Fornero, come spiega la discrasia che si è venuta a creare fra l’accoglimento dell’ordine del giorno n. 79 – accolto favorevolmente a Montecitorio nel corso della discussione del D. L. Milleproroghe – e la sconfessione dello stesso da lei pronunciata il 7 marzo? Vuole forse aggiungere, al gran calderone dei suoi blindatissimi e ferrei provvedimenti, anche la contraddizione e l’incoerenza?
Non è tutto. Il balletto mortificante sugli organici della scuola, prima approvati e poi bocciati sempre per problemi di copertura, confermano una linea di totale disconoscimento nei confronti dei professionisti che vi lavorano. Gli organici del suddetto comparto restano dunque fissi e non si danno numeri precisi sulle nuove assunzioni. Se ne prevedevano 10.000 e ora non se ne prevede nessuna. L’emendamento del Pd all'articolo 50 è stato, se non proprio stralciato, sicuramente modificato e si è tornati al testo originario, con due commi aggiuntivi e pochissime risorse. Non si è riusciti a bloccare, di fatto, il trascinamento dei tagli dell’ex ministra Gelmini. La verità è che questo Governo non ha alcuna intenzione di investire nella conoscenza, come si fa nei paesi civili europei, in Francia e in Germania, per esempio, ma se ne vuole, al contrario, disincentivare la potenzialità formativa. Il mondo della scuola è solo un aggravio per lo Stato e non una fucina di sapienza. Questa, purtroppo, è la dura legge che impera. A ciò si deve aggiungere il silenzio del dicastero dell’Istruzione sul miglioramento della qualità dell’offerta formativa, sulla stabilizzazione dei precari e sulla valorizzazione dell’autonomia scolastica. Insomma, ce n’è da poter compilare un vastissimo «j’accuse» dalle proporzioni incalcolabili. Solo che oggi sono gli Émile Zola che mancano.
Questo esecutivo non solo ignora i pensionandi della scuola, quelli che il 1 settembre 2011 avevano maturato i requisiti per uscire dal lavoro, ma si infischia dei tanti altri problemi che assillano il più vasto mondo della scuola relegandolo in una ghettizzazione ormai insostenibile e ai margini del dibattito civile. È ora di smetterla, onorevole Bersani, con le penalizzazioni inflitte al corpo dei docenti. È ora di pensare fattivamente ad una generale filosofia degli investimenti in questo settore così importante nell’educazione delle giovani generazioni. È tempo di rimeditare una pedagogia più vera ed eticamente più consona invece di continuare a sacrificarla sull’altare dell’efficienza aziendalistica.
Perché mai, onorevole Bersani, tutto il Pd non mette il veto o quanto meno il silenziatore a questo indegno partito preso contro ogni forma di apertura verso i diritti acquisiti? Eppure sappiamo, da fonti politiche, che lei ha caldeggiato i problemi inerenti al personale scolastico prossimo alla pensione. Come si può continuare ad appoggiare un Governo che sta perpetrando uno scempio continuo ai danni non solo della scuola ma di tutta la grande platea della Pubblica Amministrazione? È davvero questa la parola di sinistra che intende pronunciare, per riprendere Nanni Moretti, in favore di un vecchio elettorato che le è rimasto sinora fedele e che non tarderà a voltarle le spalle se non lo ha già fatto? Le progettualità di vita e le umiliazioni dei lavoratori più poveri e più colpiti sono diventate per davvero così misera cosa? È sostenibile che si debba sempre far cassa sulle solite persone dimenticando le loro aspettative? Che si debba tagliare sempre e solo sulla scuola? Perché non tagliare invece sugli aerei da guerra? Non basta far scendere lo spread. Bisognerebbe saper tutelare le fasce più deboli, non fare cassa con i soliti noti e con i mezzi più rapidi, disapplicare ogni privilegio economico dei superstipendiati.
Queste e altre domande, onorevole Bersani, continueranno a riecheggiare dentro di lei finché non desisterà dal garantire un atteggiamento così buonista e di scontato appoggio a questo Governo le cui maggiori credenziali sembrano essere l’ostinazione e la cocciutaggine nel dire sempre di no. Non sente il fiato sul collo? Non crediamo di esagerare se diciamo che la nostra voce intercetta quella di milioni di lavoratori i quali si sono trovati di botto, da un giorno all’altro, con 6 anni in più di lavoro. Individui che hanno anche 39 0 40 anni di servizio (le sembrano pochi?) e che avevano già progettato la loro vita futura. Ma la cosa incredibile, come più volte Antonio Di Pietro ha ribadito, è che chi sta compiendo simili nefaste azioni governative non è nemmeno stato investito dal popolo e tuttavia si comporta con arroganza, sussiego e presunzione, dimentico di ogni minimo gesto di umiltà, di una comprensione reale verso i problemi del paese e scevro da ogni sensibilità politica per le classi meno abbienti. Questi tecnocrati sono senza alcun buon senso e soprattutto senza anima. Hanno, per dirla con Cassola, il cuore arido.
È vergognoso che si continui a trattare a pesci in faccia l’importante settore della scuola e ad avallare una politica economica secondo cui chi guadagna oltre 5000 euro al mese non è minimamente scalfito dalle ultime norme mentre chi sta sotto i 2000 euro paga un prezzo scelleratamente più grave ed è umiliato al punto da non poter arrivare, in moltissimi casi, nemmeno alla fine del mese. Sarebbe questa la discontinuità con il Governo precedente? Questi i sacrifici della tanto conclamata equità di questo Governo?
Lei, onorevole Bersani, che rappresenta un partito tradizionalmente vicino all’interesse dei lavoratori, non può tirarsi indietro. Non può e non deve nascondersi di fronte allo scalpitare e al malcontento di un popolo che non ne può più di tanto assillo denigratorio e di tante onerose vessazioni. Lei ha una grandissima responsabilità che le deriva dall’aver appoggiato questo esecutivo e ha perciò il dovere di rispondere dei gravi problemi che si sono aperti nel paese in conseguenza di un atteggiamento politico saccente, avverso, iniquo, antipopolare, fra i più retrivi e intransigenti che l’Italia ricordi. Un Governo, mi consenta di dire, della destra ricca e sorniona. Non può gettarsi la sabbia sugli occhi per far finta di essere cieco. Affronti con serietà e determinazione da politico avveduto questi nodi perché le ripercussioni e le ricadute per il suo partito saranno anche più gravi ove non intervenisse in tempo. Gli Italiani non hanno fatto cadere nel dimenticatoio lo scalone di 6 anni, anche se forse qualcuno ci sperava. Ma non facciamo nomi, onorevole Bersani, per carità!
Questo Governo, non eletto dal popolo e tuttavia in possesso del mandato per governare alle spese e a dispetto di tutto il paese, ha ormai dimostrato, inutile negarlo, la totale estraneità alla soluzione dei veri problemi del popolo italiano e sta smantellando ogni diritto, ogni certezza, ogni punto fermo, sta attentando alla libertà di ognuno di noi con una supponenza che, se non ci fa rimpiangere l’ipocrisia dei comunicati berlusconiani, comunque ferisce a fondo il nostro spirito democratico.
Buon lavoro!

http://affaritaliani.libero.it/cronache/scuola120312.html?refresh_ce

domenica 11 marzo 2012

Documenti Ricorso TAR+Tribunale Lavoro (Avv.D. Naso)

Istruzioni operative per Contenzioso +allegati
ISTRUZIONI OPERATIVE PER L’AVVIO DELLA PRIMA FASE DEL CONTENZIOSO
Tenuto conto anche dei tempi brevi per organizzare tutto il lavoro Le indico la documentazione che ogni persona interessata dovrà farmi pervenire presso il mio studio per l’adesione ai ricorsi:
1) modello privacy (in allegato compilare in modo chiaro e leggibile e sottoscrivere – );
privacy-ricorso
2) copia di un documento di riconoscimento;
3) mandalo alle liti in allegato (per l’eventuale ricorso al TAR avverso la circolare del M.I.U.R. applicativa della normativa sui pensionamenti);
modello-delega-per-ricorso1
4) mandato alle liti in allegato (ricorso al Tribunale Lavoro avverso il provvedimento di diniego comunicato dall’Ufficio territorialmente per ogni ricorrente);
delega-per-ricorso-fuori-sede
5) Dichiarazione ensenzione contributo unificato ( oggi i ricorsi in materia lavoro sono soggetti a tassazione, è possibile essere esentati nel caso in cui il reddito è inferiore ad e 31.884,48);
dichiarazione-esenzione
6) Copia decreto di ricostruzione di carriera o altro documento dal quale risulta la reale anzianità di servizio, può essere prodotta anche un’autocertificazione;
Dichiarazione dei servizi
7) Fondo spese per € 100,00 da effettuarsi con bonifico bancario:
dati-bancari-avv-naso
(allegare copia della ricevuta – si tratta di un acconto quale pre-adesione alle procedure giudiziali che verranno avviate).
I documenti dovranno essere inviati unicamente per posta presso il mio studio indicando all’esterno della busta di spedizione la seguente dicitura: “documentazione ricorso Quota 96″ e trasmessi al seguente indirizzo: Avv. Domenico Naso Salita di San Nicola da Tolentino 1/b – 00187 Roma .
N.B.
Con la pubblicazione della Circolare interpretativa dal parte del M.I.U.R. in relazione alle disposizioni introdotte con il D.L. n. 201/2011 convertito con la legge n. 214/2011, verranno inviate le ulteriori istruzioni operative.
Per ogni ulteriore chiarimento Vi invito a trasmettere una e-mail al seguente indirizzo di posta elettronica:
avv.domeniconaso@gmail.com
Cordialmente
Avv. Domenico Naso

Lettera Prof.ssa Marcella De Iorio



" Inviata a  
segreteriaministrofornero@lavoro.gov.it

 il "21 dicembre 2011 "

l'Art.24 nella Scuola



 Premesso che l'Art.24 del D.L. 201/2011 non presenta alcun comma che preveda la specificità del Comparto Scuola (contrariamente a precedenti Leggi sulla Previdenza),


dopo aver valutato

1.     i RAPIDISSIMI tempi di decorrenza delle 'Nuove Pensioni' [ 25 giorni di preavviso - a confronto con l'intera vita lavorativa - sembra si possano considerare un infinitesimo];

2.     che la decorrenza medesima interviene ad anno scolastico in corso;

3.     che un Docente di Ruolo attualmente in Servizio non può interrompere lo stesso prima del 1.9.2012 , ai sensi del D.P.R. n.351 del 28 Aprile 1998 ["Regolamento recante norme per la semplificazione dei procedimenti in materia di cessazione dal servizio e di trattamento di quiescenza del personale della scuola"] ;

mi permetto sottoporre all'attenzione del Ministro del Lavoro, Prof.ssa Elsa Fornero, se non sia il caso di prevedere che - per il Comparto Scuola - l'applicazione dell' Art.24 del D.L. n.201/2011 non trovi applicazione che a decorrere dal prossimo anno scolastico.



Distinti saluti.

      Prof. Marcella De Iorio

martedì 6 marzo 2012

Insegnanti nati nel 52...

http://www.oggi.it/posta/lettere/2012/03/06/insegnanti-nati-nel-52-e-riuniti-in-un-blog-per-il-diritto-alla-propria-pensione/

Insegnanti nati nel ’52 e riuniti in un blog per il diritto alla propria pensione

Gentile Dott. Brindani,
faccio parte della numerosa schiera di insegnanti (4000)che si è vista violare il diritto di andare in pensione: siamo, purtroppo, nati nel 1952 e la Riforma Fornero ha stabilito che “chi matura i requisiti entro il 2011, potrà andare in pensione, mentre chi li matura nello stesso anno scolastico, ma nel 2012 potrà andare in pensione dopo sei anni”.
Circa 1000 di noi si sono riuniti in un blog, messo a disposizione dall’onorevole Manuela Ghizzoni (PD), e hanno costituito il comitato “Quota 96″ che è il risultato della somma del requisito anagrafico e del requisito contributivo (60 anni +36 di contributi o 61+35).La Ghizzoni, insieme alla Senatrice Mariangela Bastico, si è spesa molto per la nostra causa, tanto da raccogliere gli sfoghi di 4000 persone e metterle in contatto fra di loro.
Le spiego la questione: i “lavoratori della conoscenza”, come ci definiamo, hanno una sola finestra di uscita per andare in pensione: il 1 settembre; aver messo come termine utile il 31 dicembre 2011, invece che il 31 agosto 2012, ha violato il nostro diritto di pensione. La nostra deputata recita così: “C’è una specificità nel mondo della scuola ed è che per dare continuità didattica, la cessazione del lavoro per i pensionandi è condizionata dai ritmi scanditi dall’anno scolastico, ed è quindi vincolata un sol giorno: il 1 settembre per ogni anno. Nessun altro lavoratore del pubblico impiego è sottoposto a tale vincolo; la riforma Fornero ha creato una disparità che bisogna SANARE”.
La bocciatura in senato dell’emendamento 6.51 (per solo 4 voti) ci ha indignato ed il nostro gruppo, rappresentato dall’avvocato Domenico Naso del foro di Roma, ha quindi deciso di adire le vie legali, ma come potrete immaginare, prima che si esaurisca l’iter giudiziario, probabilmente noi saremo già in pensione.
L’onorevole, ostinata e decisa a non mollare, ha depositato un’interrogazione al Ministero del Lavoro e dell’Economia. Se è una questione di soldi, come dice la Tesoreria, perchè fare cassa con i soldi dei docenti, che sono sempre stati la “Cenerentola italiana”, anzichè con gli aerei di guerra? Siamo educatori e ci stiamo comportando correttamente di fronte ad un’ingiustizia passata inosservata (la riforma Fornero è stata definita macelleria sociale ).
Certo siamo pochi, sparsi in tutta Italia e lontani fisicamente, non facciamo audience: aiutateci a trovare un pò di visibilità.
Noi siamo quelli che hanno nelle mani il futuro del Paese, con uno stipendio offensivo, che stanno in trincea, che vanno ogni giorno in classe a dare una speranza per il futuro dei nostri ragazzi. Ma che speranze possiamo dare ad una generazione informatizzata, noi stanchi, privi ormai di entusiasmo?Dobbiamo rimanere a scuola “finchè morte non ci separi” come ha scritto il collega Roberto sull’Espresso?
Leggendo il blog si percepiscono sentimenti di rabbia da parte di chi ha servito il Paese per 40 anni, e sognava adesso di fare il nonno o di accudire i genitori anziani.
Noi abbiamo dato, noi meritiamo attenzione, Ci aiuti…
Paola Rizzo quota 96
cesarevaccaro@libero.it
mazara del vallo
Aggiornato al 06 marzo 2012

lunedì 5 marzo 2012

Nel 2020 l'Italia PRIMA in EU

Secondo il Libro bianco diffuso dal commissario europeo per l’Occupazione e gli affari sociali Làszlò Andor, l’Italia non solo ha raggiunto gli obiettivi preposti e, dall’Europa, imposti; ha fatto molto di più, connotandosi come il Paese ove, già dal 2020, si andrà in pensione più tardi, a 66 anni e 11 mesi sia per gli uomini che per le donne, contro i 65 e 9 mesi della Germania e i 66 della Danimarca.

http://www.ilsussidiario.net/News/Lavoro/2012/3/5/PENSIONI-Milleproroghe-L-esperto-le-questioni-da-risolvere-per-esodati-usurati-e-precoci/251687/

domenica 4 marzo 2012

Il Sole 24 Ore...giornata di informazione

in  programma il 19/Marzo a Milano

http://www.ilsole24ore.com/tuttopensioni-2012/tuttopensioni.shtml


Il Sole 24 ORE in collaborazione con INPS e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali realizza una giornata di informazione e approfondimento sulle prospettive del sistema previdenziale a seguito della Riforma.
Esperti del Sole, di INPS e del Ministero del Lavoro saranno a disposizione per tutta la durata dell'evento attraverso i canali multimediali del gruppo editoriale.

Programma

ore 9:15
Registrazione dei partecipanti

ore 9:45
Saluti di benvenuto
Donatella Treu, Amministratore Delegato Il Sole 24 ORE

ore 10:00
Tavola RotondaLa Riforma della Previdenza tra equilibrio dei conti e tutela dei diritti

Hanno confermato la loro presenza:
Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Antonio Mastrapasqua, Presidente Inps
Tiziano Treu, Vicepresidente XI Commissione Lavoro Senato della Repubblica
Giuliano Cazzola, Vicepresidente Commissione Lavoro Camera dei Deputati
Antonino Lo Presti, Vicepresidente Commissione Parlamentare di Controllo sull’Attività degli Enti di Previdenza e Assistenza Sociale
Modera:
Roberto Napoletano, Direttore Il Sole 24 ORE

ore 12:10
Conclusione dei lavori

Dal sito della Sen. Mariangela BASTICO

Interrogazione sulle pensioni del personale del comparto scuola

Riporto il testo integrale dell’interrogazione che ho presentato al Ministro del Lavoro e al Ministro dell’Economia e delle Finanze
Premesso che:
il comma 1 dell’articolo 1 del D.P.R. 351/98 vincola la cessazione dal servizio nel comparto Scuola “all’inizio dell’anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda è stata presentata”; pertanto in detto comparto, al fine di garantire la continuità didattica, la finestra di uscita è costituita da un solo giorno (il 1°settembre) per ogni anno;

in virtù di tale disposizione, funzionale a garantire la continuità didattica e il buon funzionamento scolastico, il personale di detto comparto ha iniziato l’anno scolastico corrente con il vincolo di concluderlo; a tali lavoratori, a differenza di quelli impiegati in altri comparti, non è consentito di poter cessare dal servizio prima del 1 settembre 2012, indipendentemente dalle modifiche intervenute recentemente in materia di trattamenti pensionistici;
considerato che:
all’avvio dell’anno scolastico 2011/12 (1 settembre 2011) era vigente il sistema delle cosiddette “quote”, risultanti dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva, ai sensi della legge 23 agosto 2004, n. 243, così come modificata dalla legge 24 dicembre 2007, n. 247 e la eventuale pensione anticipata in base al requisito di anzianità contributiva. :
in virtù di tale normativa, docenti e personale ATA,già nei mesi di ottobre e novembre del 2011, hanno presentato domanda di collocamento a riposo e di dimissioni ai sensi del richiamato DPR 351/98, finalizzata al trattamento di quiescenza ai sensi della Legge 247/2007;
l’articolo 24 del decreto legge 201/2011 (cosiddetta riforma Fornero), ha introdotto numerose modifiche in materia di trattamenti pensionistici; detto articolo ha previsto, tra l’altro un incremento dei requisiti anagrafici per il pensionamento di vecchiaia ordinario e anticipato (commi 6, 7 e 9) e l’innalzamento dei requisiti di anzianità contributiva (comma 10, che abolisce il pensionamento anticipato con il sistema delle cosiddette “quote”);
il ‘Comparto Scuola’, in virtù della specificità espressa anche nel richiamato D.P.R. 351/98, ha sempre goduto di apposita normativa in ordine al trattamento pensionistico: in particolare, si ricordano: l’articolo 59 comma 9 della legge 449/1997,l’articolo 1 comma 2 lettera a) e comma 5 lettera d) della Legge 247/2007; l’articolo 12 comma 1 lettera c) e comma 2 lettera c) Legge 122/2010 nonché l’articolo 1 comma 21 della Legge 148/2011;
rilevato che:
in sede di conversione in legge del cosiddetto decreto mille proroghe, alla Camera è stato accolto dal Governo un ordine del giorno a prima firma dell’On. Ghizzoni (n. 9/4865-AR/79) in cui si impegna il Governo ad adottare al più presto misure volte a differire al 31 agosto 2012 il termine previsto dalla riforma Fornero per la maturazione dei requisiti con la normativa previgente;
inoltre, sempre in ambito di discussione del succitato decreto, in Senato è stato presentato un emendamento (n. 6.51) a firma del relatore sen. Mercatali, in cui viene differito al 31 agosto 2012 la data per il possesso dei requisiti per il pensionamento ai sensi della normativa antecedente alla riforma; nel medesimo emendamento viene indicata anche la relativa copertura di spesa;
tale emendamento è stato respinto nelle Commissioni competenti – Affari costituzionali e Bilancio – anche in considerazione del parere contrario espresso dal Governo per carenza di copertura finanziaria;
la relazione della Ragioneria dello Stato sul succitato emendamento stima in 6.000 la platea dei presunti beneficiari, con un onere a carico dello Stato pari a 650 milioni di euro aggiuntivi per gli anni 2013-2016:
per sapere :
per quali motivi nella citata riforma pensionistica non si sia tenuto conto della specificità del comparto scuola, rappresentata anche dalla finestra unica di uscita (1 settembre);
se il Governo non ritenga necessario attivarsi con la massima sollecitudine al fine di eliminare tale oggettiva discriminazione a danno del personale scolastico;
sulla base di quali elementi la Ragioneria dello Stato ha stimato in 6.000 i soggetti coinvolti dalla previsione dell’emendamento n. 6.51, atteso che il Miur ha quantificato invece in 3.500 gli eventuali beneficiari;
se corrisponde al vero che nel calcolo dei maggiori oneri è stata inclusa anche la liquidazione di fine rapporto, senza tenere conto del fatto che tale spesa deve comunque essere erogata dallo Stato nel momento – eventualmente ritardato di qualche anno – in cui i lavoratori della scuola vanno comunque in pensione.

La TECNICA DELLA SCUOLA.it

A quando la circolare ministeriale sui pensionamenti?

03/03/2012
Mentre siamo in attesa che il Ministero emani la circolare ministeriale relativa ai pensionamenti del 2012, si affaccia l'ipotesi che la causa del ritardo siano le lievi modifiche apportate nel decreto Milleproroghe alla riforma Fornero. Intanto il personale della scuola nato nel 1952 si appresterebbe a impiantare una azione legale per ottenere la deroga dei diritti acquisiti non più al 31/12/11 ma la 31/08/2012.
A quando la circolare ministeriale esplicativa per i pensionamenti 2012, relativa al personale della scuola?
L'anno scorso il D.M. n. 99 uscì nel dicembre del 2010 con le indicazioni operative e i riferimenti di legge per la quiescenza, mentre quest'anno, nel momento in cui scriviamo, nulla è dato sapere su un provvedimento che interessa alcune migliaia di docenti e di personale.
E' vero che la Funzione pubblica ha diramato una circolare, fatta propria soprattutto dall'Usr della Sicilia che l'ha inoltrata a tutte le scuole e con cui si imporrebbe il collocamento a riposo del personale che ha raggiunto 65 anni di età e 40 anni di contributi entro il dicembre 2011 (valida le vecchia legge sulle pensioni), ma è anche vero che di certo c'è ben poco, anche perchè la legge 214/11 ha pure previsto l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni, per cui ragionevolmente si può presumere che l'intera questione dovrà essere meglio specificata dal Ministero.
Di sicuro c'è ad oggi appunto la legge Fornero che ha bloccato alcune miglia di docenti e Ata nati nel 1952 per i quali era stato chiesto per via parlamentare uno slittamento al 31 agosto 2012 dei benefici validi per il resto del pubblico impiego al 31 dicembre, con la motivazione, assolutamente ineccepibile, della tipicità dei lavoratori della scuola che finora hanno da sempre goduto di una sola finestra di uscita.
Se per un memento parve possibile inserire un emendamento al Decreto Milleproroghe e successivamente anche un Ordine del giorno ad hoc al Senato, nulla hanno potuto ottenere i docenti del “52 di cui la senatrice Bastico si era fatta paladina, non solo nel portare avanti questa lotta, ma anche offrendo il suo blog personale ai tanti che imploravano il suo aiuto. In ogni caso si sarebbe formato nel frattempo il gruppo “Quota 96” col preciso scopo di pungolare, per un verso le forze politiche e i sindacati, affinchè si riconoscesse lo slittamento dei benefici pensionistici dal 31/12/11 al 31 agosto 2012, e per l'altro di adire le vie legali con una sorta di Classaction che, sulla base delle nostre informazioni, avrebbe avuto già molte adesioni.
Quello che tuttavia appare ormai chiaro, visto pure i pesanti ritardi della circolare ministeriale sui pensionamenti del 2012, è l'estrema incertezza sul futuro del personale, e non solo della scuola, che non può più progettare il proprio futuro secondo regole certe e leggi che abbiano una loro stabilità a lungo respiro. Se si fa riferimento infatti agli ultimi sei mesi la legge sulle pensioni ha subito varie modifiche prima sotto il governo Berlusconi e ora con Monti, senza scordare che appena l'anno scorso molti docenti furono obbligati a lasciare il servizio con 60 anni di età e 40 di contributi, mentre erano valide appunto le quote: “ 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, ancorché maturati entro il 31 dicembre”.
A leggere oggi il D.M. n 99 del 28 dicembre 2010 ci sembra proprio preistoria

venerdì 2 marzo 2012

MORIRE IN CLASSE (orizzontescuola)

http://www.orizzontescuola.it/node/22624

Bianca Fasano - Noi insegnanti, che abbiamo letto il libro “cuore di De amicis”, abbiamo forse sognato a volte di somigliare al Maestro Perboni, benché lui sia, in effetti, un uomo triste, senza famiglia. Ancorato alla scuola e di più ai suoi allievi che considera “i suoi figliuoli”. Forse a me, donna, è parso di assomigliare un po’ al personaggio della “Maestrina dalla Penna Rossa”, dolce, giovane, fresca, amata. Ma, se le cose continueranno ad andare, in ambito scolastico, così come vanno, rischiamo piuttosto di assomigliare alla “Maestra della Prima Superiore”, che è stata la maestra di “Enrico” nella prima superiore e muore verso la fine del libro.
Al contrario di quanto sembra divenuto oggi una specie di stereotipo condiviso, il “mestiere artigianale” d’insegnante è uno dei più usuranti e pertanto, l’innalzamento dell’età per il pensionamento diverrà sempre di più un fattore decisivo per l’incremento dell’incidenza di una miriade di disturbi che riguardano la “sfera salute” dell’insegnante medio, compresa la così detta “sindrome del burnout”, considerata l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone le quali esercitino professioni d'aiuto, nel caso queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Grazie a quella che l’Istat considera una “aspettativa di vita”, dal 2013 scatterà un aumento di tre mesi sui requisiti d’età anagrafica per la pensione di vecchiaia e su quelli di anzianità contributiva per la pensione anticipata. A causa di ciò si allontanerà l’accesso alla pensione e gli aumenti legati all’adeguamento alla speranza di vita saranno biennali dal 2019. Tutto ciò in una scuola che sembra divenire sempre di più come una fabbrica di marmellate in cui si badi molto alla forma del contenitore, dimenticando che la qualità della marmellata/allievo, è ciò che davvero conta.
Alcuni studi, che hanno messo in parallelo quattro macroaree professionali, ossia di dipendenti dell’Amministrazione Pubblica, quali insegnanti, impiegati, sanitari e operatori, hanno messo in luce come la categoria degli insegnanti sia quella più soggetta a un ritmo pressante di patologie psichiatriche (a prescindere da fattori quali il sesso e l’età), pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori.
Gli insegnanti di oggi sono “strani?” Forse è un burnout in agguato! Con un “raptus” improvviso un insegnante di religione troppo spesso deriso, nel Cuneese, investe i suoi allievi. Una maestra elementare “dimentica” un allievo andato al bagno. Altri perdono la pazienza con facilità, si sentono derisi, sono demotivati. La fabbrica della marmellata dimentica la “materia prima”: allievi ed insegnanti, in un mare di carte, di presidi non più “direttori didattici”, ma “dirigenti” al servizio di una fabbrica che si sentono legalmente al “comando” di “operai della cultura” incapaci di difendersi come fecero i “veri operai” con le loro lotte. “Operai della cultura” che dovrebbero invece riscoprire le passioni e le motivazioni di un ruolo, schiacciato oggi più che mai, dalla burocrazia e dalla penuria delle risorse economiche finanche atte a finanziare i corsi di aggiornamento.
Morire in cattedra: di cattiva salute, di vecchiaia, di noia, d’impossibilità ad essere ciò che non possiamo essere: “automi a perdere”, nella categoria degli insegnanti che ha presentato il più importante numero di domande disabilità per patologie e disturbi collegati alle vie aeree e per patologie psichiatriche .
Essere insegnanti vuole difatti dire incorrere in tutti i disagi relazionati alla professione, ossia le “helping profession” (usura psichica), collegate ai fattori fisici e sociali, e inoltre alle reazioni di adattamento positive quali la condivisione e negative, quali l’isolamento che si attivano nei professionisti della formazione. Si dovrebbe riflettere su ciò, fosse anche in nome del Testo Unico per la tutela della salute nei posti di lavoro (D.L.vo 81/O8), che all’art. 28, statuisce proprio l’esigenza di “individuare, monitorare e contrastare i rischi specifici della professione e lo stress da lavoro correlato”, considerando anche il genere e l’età del lavoratore. I docenti italiani lavorano “poche ore”? Quanto dura un intervento chirurgico che salva una vita? Lo misuriamo forse in ore di lavoro? Il confronto con gli allievi (che non sono carte o pacchi di biscotti, o dadi da girare a destra e sinistra), è usurante, zeppo di responsabilità ribaltate sull’insegnante dalla società in generale (la quale insegna con ogni mezzo il contrario di quello che dovrebbe), e dalle famiglie, spesso sfaldate, decostruite, distrutte o fatte d’aria.
In un continuo mare di rumore di sottofondo l’insegnante deve mantenere la propria voce ad un’intensità pari ad almeno 10 decibel in più rispetto al rumore di fondo. Il “rumore” influisce sull’apparato cardio-vascolare, su quello respiratorio ed endocrino. Nascono e si sviluppano le patologie delle prime vie aeree: la faringe e la laringe, giacché l’insegnante è costretto a parlare costantemente. Ricerche odierne collegano per di più alcune patologie tumorali all’attività d’insegnamento perché si aggiungono fattori socio-culturali che gravano in modo preminente sulla qualità della professione. Basti pensare alla diseducazione degli studenti, al poco riguardo e alla svalutazione sociale del nostro lavoro, aggravata dall’aumento del numero degli alunni per classe, e dalla delega dei genitori ai docenti per molto di ciò che riguarda l’educazione dei loro figli.
A causa del fatto di essere pressati da diversi e svariati stimoli stressogeni intensi e protratti nel tempo, noi docenti risultiamo a rischio per quanto riguarda la sindrome del "burnout". Ma l’Istat dice che abbiamo il dovere di vivere di più e, in conseguenza di ciò, tra qualche anno in cattedra ci moriremo, secondo l’esperienza Giapponese: al lavoro “dalla culla alla tomba”.

giovedì 1 marzo 2012

Mobilità Scuola 2012-2013

Mobilità scuola 2012-2013: sottoscritto il Contratto nazionale integrativo. Scadenza delle domande: 30 marzo 2012

È alla firma del Ministro l’Ordinanza Ministeriale e la Circolare con cui si darà avvio, nei prossimi giorni, alle procedure per la mobilità di tutto il personale docente, educativo ed ATA della scuola.

29/02/2012
Decrease text size Increase text size
Vai agli allegati

A seguito dell’autorizzazione da parte del Ministero della Funzione Pubblica è stato sottoscritto il 29 febbraio 2012 al Ministero dell'Istruzione in via definitiva, l’ipotesi di CCNI del 15 dicembre scorso riguardante la mobilità del personale della scuola per l’anno scolastico 2012-2013. Per dare attuazione al CCNI il ministro firmerà la specifica Ordinanza Ministeriale che sarà inviata con una circolare di accompagnamento. Scarica il testo del contratto.
Tutte le domande, sia di trasferimento che di passaggio, riguardanti il personale docente di ogni ordine e grado andranno presentate on-line.
Solo le domande di mobilità del personale educativo ed ATA si continueranno a presentare con la consueta modalità su carta.

La procedura on-line prevede due fasi

1° fase. Registrazione da parte di tutto il personale interessato alla presentazione delle domande volontarie nel servizio “Istanze on line”. Ai fini della registrazione è necessario il possesso di una casella di posta elettronica …@istruzione.it.
NB: a tal fine si consiglia di effettuare l’operazione di registrazione prima possibile. Sul nostro sito è reperibile una guida e un video con le istruzioni per le registrazione;
2° fase. Presentazione delle domande via web entro il termine di scadenza: 30 marzo 2012.
Con la presentazione della domanda via web sarà possibile anche effettuare le varie dichiarazioni: servizio, continuità, titoli, situazione di famiglia, ecc…. allegando tutte le dichiarazioni obbligatorie liberamente effettuate. Solo per le certificazioni mediche rimane l’obbligo di presentare, presso la scuola di servizio cui viene inviata la domanda on line, la documentazione “cartacea” (stato di disabilità L. 104, motivi di salute, stato di inabilità figlio maggiorenne, programma terapeutico figlio tossicodipendente, …). Il tutto sempre entro i termini di scadenza per la presentazione delle domande: 30 marzo 2012. L’interessato, compilata e confermata la domanda in tutte le sue parti, la invia via web alla scuola di servizio. Sempre via web l’interessato riceverà la notifica delle operazioni disposte sulla sua domanda. È possibile stampare copia della domanda presentata. Inoltre, sarà possibile “modificare” la domanda presentata, purché ciò venga effettuato sempre entro il termine di scadenza per la presentazione delle domande. Attenzione!! Se la domanda viene modificata, la stessa va confermata ed inviata nuovamente e tale invio sostituisce il precedente.

Le novità del nuovo contratto e riepilogo di quelle più recenti

Sul nostro sito sarà disponibile, nei prossimi giorni, anche un vademecum della normativa e contenente anche i vari fac-simile per le dichiarazioni personali.
  • Le parti hanno convenuto la possibilità di riaprire il confronto negoziale, qualora necessario, a causa di provvedimenti non ancora definitivi.
  • Blocco mobilità interprovinciale. Il blocco quinquennale nella mobilità per altra provincia, imposto per i docenti dalla legge n. 106/2011, art. 9 c. 21, si applica solo ai neo assunti con decorrenza giuridica 1 settembre 2011. I neo assunti con decorrenza giuridica 1 settembre 2010 dovranno rispettare il precedente blocco triennale previsto dalla legge n. 124/1999. I beneficiari delle precedenze art. 7 punti I, III e V del contratto sono esonerati dal rispetto di tale blocco.
  • La precedenza al rientro nella scuola di ex titolarità per chi ha perso posto è stata ulteriormente estesa da 7 a 8 anni.
  • Il personale docente della scuola primaria, transitato su posto comune prima delle operazioni di mobilità per contrazione di posto di lingua inglese, se interessato a rientrare su posto lingua inglese nel corso dei movimenti, deve presentare anche lui domanda entro cinque giorni dalla dichiarazione di soprannumerarietà, richiedendo esclusivamente la scuola di titolarità.
  • I docenti di scuola secondaria di II grado che presentano domanda condizionata e che, a differenza degli altri gradi di scuola (che presentano distinte domande), nella stessa richiedono anche preferenze per altre province, prevale, comunque, il movimento interprovinciale a condizione che tali preferenze vengano indicate prima dell’attuale comune di titolarità.
  • Chiarito, al termine della premessa comune alle note riguardanti la tabella di valutazione, che il periodo trascorso in Dottorato di ricerca è valutato per intero ai sensi della lettera A) della tabella (6 punti l’anno) se il docente è in servizio oggi nello stesso grado di scuola in cui era in servizio negli anni di dottorato, mentre vale sempre per intero, ma ai sensi della lett. B) (3 punti l’anno), se oggi si è in servizio in un diverso grado di scuola.
  • Altro chiarimento, sempre nella premessa alle note comuni, riguarda il servizio prestato nella scuole paritarie. Premesso che questo servizio non si valuta (perché non è utile ai fini della carriera), è fatto salvo il riconoscimento del servizio prestato fino al 31.8.2008 nelle scuole paritarie primarie che abbiano mantenuto ancora lo status di parificate congiuntamente a quello di paritarie. Si valuta comunque il servizio prestato nelle scuole paritarie dell’infanzia comunali.
  • Chiarito una volta per tutte che, se ci si è trasferiti da posto di sostegno a posto comune (o viceversa), per gli anni precedenti non si ha più diritto né alla continuità di scuola, né a quella di sede (comune) nelle graduatorie interne (nota 5-bis).
  • Nella nota 5 ter, per i docenti, e nella nota e) per gli Ata, riguardanti il punteggio una tantum eventualmente maturato a partire dall’a.s. 2000-2001 al 2007-2008, è stato precisato che per avere diritto a tale punteggio una tantum si dovrà allegare una dichiarazione (anche fatta liberamente) che contenga tutte le informazioni previste nel fac-simile allegato all’ordinanza ministeriale. E’ necessario dichiarare l’elenco degli anni continuativi (almeno 3) in cui non si è presentata domanda in ambito provinciale (tra l’a.s. 2000-2001 e 2007-2008) e che, negli anni successivi alla maturazione, non si sia ottenuto “a domanda volontaria” un trasferimento, un passaggio o una assegnazione provvisoria in ambito provinciale.
  • Con riguardo alla tabella di valutazione del personale Ata, vengono riconosciuti i 12 punti per partecipazione a concorso anche al personale incluso nelle graduatorie per la mobilità professionale di cui all’art. 9 del CCNI 3 dicembre 2009, se sostenuto per profilo professionale superiore rispetto a quello di attuale appartenenza.
  • Si ricorda che alle operazioni di mobilità territoriale deve partecipare anche tutto il personale docente ed Ata che ha perso (anche ogni anno) la sede di titolarità per l’accettazione di incarichi a tempo determinato (artt. 36 e 59 Ccnl/07) oltre i primi 3 anni al fine di ottenere di nuovo la sede definitiva, dal momento che il Ccnl/07 ha chiarito che la titolarità di sede si conserva "complessivamente" per un solo triennio. Tale personale partecipa nella seconda fase delle operazioni (mobilità tra comuni diversi nell’ambito della provincia).
  • Precedenza L. 104/92
    • Per fruire della precedenza per l’assistenza ad un genitore con grave disabilità, occorre esplicitare anche le ragioni per cui il coniuge (se c’è) non può prestare assistenza. Analoga dichiarazione debbono presentare altri fratelli o sorelle, se presenti. Inoltre chi chiede di fruire della precedenza deve anche dichiarare o di essere l’unico ad avere chiesto di fruire dei 3 gg di permesso mensili per assistere per l’intero anno scolastico in cui si presenta la domanda, oppure dichiarare che non vi siano stati altri parenti o affini ad averne beneficiato nell’anno scolastico in corso. La mancanza anche di una sola di queste condizioni non dà diritto di precedenza nei trasferimenti ma solo nella successiva mobilità annuale;
    • nel caso in cui il/la lavoratore/trice che assiste un genitore con handicap grave (art. 7 punto V) sia l’unico/a figlio/a che convive con il genitore da assistere, questi, documentata la convivenza, ha diritto alla precedenza anche in presenza di altri fratelli e/o sorelle. Solo in questo caso non è necessaria la dichiarazione da parte di questi ultimi di non poter assistere. Pertanto, ai fini del riconoscimento del diritto di precedenza, la convivenza con il genitore non è obbligatoria ma diventa un “oggettivo” elemento di priorità in presenza di più fratelli e/o sorelle;
    • per fruire del diritto di precedenza è fatto obbligo di indicare l’intero comune (o l’intero distretto, in presenze di più distretti nello stesso comune) di residenza dell’assistito, successivamente all’indicazione di eventuali preferenze puntuali del comune stesso. La mancata indicazione dell’intero comune (o distretto) non annulla la domanda, ma fa venire meno il diritto alla precedenza;
    • per avere diritto alla precedenza L. 104/92 per l’assistenza ai figli minorenni (quindi fino a 18 anni), non è necessario che la condizione di handicap sia a carattere permanente. Questo perché la maggior parte delle ASL rilasciano solo certificazioni temporanee in presenza di minorenni;
    • la situazione di assistenza che dà diritto alla precedenza (o all’esclusione dalle graduatorie interne per l’individuazione dei perdenti posto) deve essere a carattere permanente (ad eccezione dei figli fino a 18 anni) e deve sussistere fino a 10 giorni prima del termine ultimo di comunicazione al CED delle domande. È fatto obbligo agli interessati di dichiarare entro tale termine l’eventuale cessazione dell’attività di assistenza al familiare disabile e la conseguente perdita del diritto alla precedenza.
  • Dimensionamento
    • Confermati sia l’impianto normativo che i criteri di utilizzo già definiti negli anni passati;
    • Regolata la procedura di riassegnazione delle titolarità in caso di nuovi percorso formativi con organico distinto;
    • Chiarito che tutti coloro che si ritrovano modificata la propria sede di titolarità per effetto di provvedimento di dimensionamento, hanno comunque diritto, se vogliono, a partecipare alle operazioni di mobilità anche oltre i termini di scadenza delle domande volontarie.

mercoledì 29 febbraio 2012

DIRITTO VIOLATO per i docenti...

"Diritto violato per i docenti in odor di pensione". Nasce il comitato "Quota 96"

Mercoledì, 29 febbraio 2012 - 11:31:00
Di Giuseppe Grasso
Migliaia di lavoratori della conoscenza - auspice la blindatissima riforma delle pensioni targata Fornero - si sono trovati di nuovo uniti, in questi ultimi mesi, e hanno riscoperto la passione di impegnarsi oltre alla volontà di passare alla controffensiva. Hanno lasciato i banchi di scuola, nel tempo libero, e sono tornati a reclamare i propri diritti dando vita a un movimento di opinione nato sul web e propagatosi con una incredibile celerità. Era ora che il mondo dell’educazione, anche se non più di primo pelo, tornasse ad esigere dei diritti calpestati, che si ricompattasse intorno al proprio ruolo umiliato da una inveterata ‘filosofia’ tecnocratica sempre più asservita agli interessi e alle lobby dell’economia. Per quanto tempo i docenti italiani, ignorati da politiche culturali dannose, sono stati la cenerentola della società italiana? Quante cose ingiuste sono state scritte sul loro conto? E perché mai, infine, si dovrebbe far cassa con le loro pensioni invece che con gli aerei da guerra?
Ad accendere la miccia della riscossa ci ha pensato il comitato "Quota 96", la cui nascita avevamo annunciato tempo fa e la cui azione sta mobilitando tantissimi lavoratori di tutta Italia. Si tratta, come abbiamo già dato conto, di 4000 persone, fra docenti e personale ATA, che rivendicano il diritto di andare in pensione – maturato il 1 settembre scorso con la vecchia normativa – sulla base della cosiddetta "Quota 96", risultante dalla somma di requisito anagrafico e requisito contributivo. Nel 2012, stando a tale parametro previsto dalla riforma Damiano, poteva essere collocato a riposo chi aveva maturato 60 anni di età e 36 anni di contributi o 61 anni di età e 35 di contributi, o ancora, tout court, 40 anni di servizio a prescindere dall’età anagrafica.
La deputata del Pd Manuela Ghizzoni (unitamente alla senatrice Mariangela Bastico) si batte da tempo per la scuola e si è spesa molto per il comitato "Quota 96", tanto è vero che ha ospitato nel suo sito, con un post dall’omonimo titolo, il denso e fruttuoso dibattito di questo nuovo "popolo viola", le cui aspettative e progettualità di vita sono state ingiustamente troncate dalle cesoie dell’ultima riforma previdenziale. I lavoratori della conoscenza, da sempre, hanno una sola finestra di uscita per andare in pensione: il 1 settembre. Aver messo come termine utile il 31 dicembre 2011, anziché il 31 agosto 2012, non rende ragione al personale della scuola i cui ritmi, a differenza degli altri dipendenti pubblici, sono scanditi da quelli dell’anno scolastico e non da quelli dell’anno solare. Non si tratta, ovviamente, di un privilegio di casta ma di un diritto acquisito in base al quale tutti i lavoratori coinvolti, per la maggior parte della classe 1952, hanno adito le vie legali, rappresentati e patrocinati dall’avvocato Domenico Naso di Roma.
Manuela Ghizzoni, capogruppo alla VII Commissione Cultura della Camera, è decisa a non mollare la presa e a perseguire indomita la battaglia in nome dell’equità. Per questo ribadisce ad Affaritaliani.it che il Governo Monti deve trovare il modo di correggere tale ‘stortura’ normativa con un equo provvedimento. La via legale non esclude la via legislativa, fa intendere la deputata, che è persona combattiva, ostinata, non avvezza a eufemismi o a perifrasi quando si tratta di difendere le cause dei lavoratori. «C’è una specificità nota a chi lavora nel mondo della scuola ed è che, per dare continuità didattica, la cessazione dal lavoro per i pensionandi è condizionata dai ritmi scanditi dall’anno scolastico ed è quindi vincolata ad un solo giorno, il 1 settembre per ogni anno. Nessun altro lavoratore del pubblico impiego è sottoposto a tale vincolo. La riforma Fornero ha creato una disparità che bisogna sanare».

Onorevole Ghizzoni, che possibilità sussistono, in concreto, per questi lavoratori?
La via politica è sempre percorribile. Bisogna creare le condizioni adeguate per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Nel caso specifico, abbiamo due ordini di problemi: indurre, da un lato, le altre forze politiche a sostenere un’iniziativa per i pensionandi della scuola e, dall’altro, convincere la Ragioneria dello Stato che la platea dei beneficiari può essere stimata sulle 4000 unità, con una somma di oneri aggiuntivi per le casse dello stato ben inferiore ai 650 milioni di euro nel quadriennio 2013-2016, quelli, cioè, ipotizzati dalla medesima Ragioneria.
È per questo che al Senato l’emendamento 6.51 non è stato approvato? Per un problema di copertura?
Esatto. È per questo motivo – anche alla luce della bocciatura dell’emendamento 6.51 – che stiamo creando le condizioni favorevoli affinché una futura azione di modifica dell’art. 24 del decreto legge 201/2011, in favore dei pensionandi della scuola, possa essere accolta positivamente tanto dalla Ragioneria quanto dalle forze politiche. Stiamo cercando di prestare la dovuta attenzione a quell’impegno, preso dalla stessa ministra Fornero, perché possa consentire di dar risposta alle questioni aperte sul tema delle pensioni in un apposito provvedimento. In esso dovranno entrare non solo gli esodati e i mobilitati ma anche i lavoratori della scuola in questione.
È vero che la Lega, al Senato, ha votato contro l’emendamento 6.51? Come lo spiega?
Purtroppo è così. Lo ritengo un atteggiamento incomprensibile per una forza politica che, a parole, ha fatto della difesa delle pensioni di anzianità la propria bandiera, salvo poi opporsi alla prima occasione utile per rendere concreto tale obiettivo.
Cosa può dirci sul proposito di depositare una interrogazione?
L’ho depositata ieri. L’interrogazione, rivolta al Ministero del Lavoro e dell’Economia, sarà la prima occasione con la quale incalzeremo la Fornero a darci risposte circostanziate.
Lei ha ospitato nel suo sito gran parte dei docenti che raggiungono quota 96 e che si sono costituiti in un comitato avviando anche un’azione legale. Sta forse diventando l’icona del movimento dell’educazione?
Non credo. Mi auguro solo che l’ospitalità sul mio sito possa essere reciprocamente apprezzata. In realtà, è dettata da uno spirito di servizio. La politica è anche questo: mettere in circuito idee, opinioni e proposte che provengono da persone di mondi diversi, sempre con l’obiettivo, però, di risolvere i problemi del paese. Qualcuno ricorderà, nell’ormai lontano gennaio, le motivazioni che portarono il gruppo del Pd a presentare un emendamento alla Camera: garantire la specificità della scuola anche in materia pensionistica e, al contempo, liberare cattedre per i docenti precari oltre che per i nuovi vincitori di concorso. Su questi punti si è coagulato un interesse che non guarda solo al particolare ma anche al benessere della scuola. Con i miei interventi nella discussione non mi ha mai sfiorato l’idea di mettere un cappello sul nascente comitato «Quota 96». Molto più semplicemente ho voluto contribuire ad un dibattito serio e approfondito che reputo giusto.
L’8 marzo è previsto l’incontro fra una delegazione di questo comitato e il Capo di Gabinetto del ministro Profumo, il dott. Luigi Fiorentino. Che cosa si prevede?
Io penso che registreremo, come è accaduto nelle settimane scorse, la disponibilità del ministro, disponibilità confermata, peraltro, da un suo commento personale rilasciato ad una professoressa siciliana. Vedremo se ci sarà un’apertura in tal senso. Sarà poi nostro compito far sì che l’apertura del ministro, se davvero vi sarà, sia estesa a tutti gli altri componenti del governo. Il prof. Profumo conosce bene il problema ed è certamente interessato ad una soluzione.
Però uno scollamento tra la politica e i cittadini, ormai, si è creato, non le pare? Come rimediarvi?
Posso capire la diffidenza che la politica ispira nei cittadini. Troppe volte abbiamo dato esempi non proprio fulgidi rispetto alla missione della politica, che è quella di lavorare per il bene comune. Sono consapevole, pertanto, che potrò suscitare disappunto e sospetto nell’affermare che noi continueremo ad impegnarci per una soluzione politica; soluzione, si badi bene, che non è solo mia, ma di tutto il gruppo parlamentare del Pd. È anche vero, però, che la politica ha i suoi tempi di evoluzione e di maturazione rispetto ai problemi e che, per questo motivo, non possiamo assicurare risultati immediati (del resto non sono adusa a fare promesse che so di non poter mantenere). Quel che è certo è che ci sarà il nostro impegno fino al conseguimento dell’esito finale. E comunque il lavoro delle settimane scorse depone a favore della nostra coerenza e del nostro rigore. Non posso e non voglio dimenticare che, per soli 4 voti, abbiamo mancato l’obiettivo. Il personale della scuola, «incastrato» nell’anno scolastico 2011/2012, attende una risposta. L’interrogazione che ho presentato va in questa direzione.
http://affaritaliani.libero.it/cronache/docenti290212.html?refresh_ce

martedì 28 febbraio 2012

La Pensione di Giancarlo....

La pensione di Giancarlo cifre e bugie sulle pensioni
pinocchio3

Giancarlo mi ferma sotto il portico: tu che hai studiato, perché l’infamia del debito e della caduta dell’euro, come ha detto Monti, dipende dalla mia pensione? Che colpa ne ho? Giancarlo ha lavorato in Germania e Francia, operaio migrante per una vita, poi è tornato in Italia e si è comperato un piccolo appartamento in una stabile di questa strada dentro mura, due stanze e un bugigattolo, come lo chiama, per i nipoti quando vengono a trovarlo. Non ha la macchina, lui e sua moglie non vanno mai in vacanza e nemmeno al ristorante, ogni tanto il lusso di un trancio di pizza a taglio comperato dal pizzaiolo egiziano sotto casa. E poi dice anche che la mia pensione impedisce di dare lavoro ai giovani, che con la mia pensione rubo il loro pane, che rovino il futuro dei miei nipoti. A me un paere ad dvintè matt, a me pare di diventare matto, Giancarlo parla in dialetto, come tutti sotto questi portici compresi gli studenti calabresi e il pizzaiolo egiziano.
Allora cominciamo con l’aritmetica. Il debito italiano è di circa 1900 (millenovecento) miliardi di euro, gli interessi che lo stato italiano dovrà pagare l’anno prossimo saranno circa di 75-80 miliardi di euro, con la manovra sulle pensioni, blocco dell’indicizzazione oltre i 700 euro netti, aumento dell’età già dal prossimo anno per uomini e donne eccetera, al massimo il governo potrà tirar su 5 (cinque) miliardi, ovvero meno di un decimo, dal punto di vista del debito è un’unghia. Poi c’è il bilancio dell’Inps, che, meraviglia delle meraviglie, è in attivo tra contributi versati dai lavoratori e pensioni erogate. Il discorso si fa un po’ tecnico, però il risultato, conti alla mano, è inequivocabile: per il 2009 il saldo tra le entrate contributive, le trattenute, e le prestazioni pensionistiche (gli assegni effettivamente erogati al netto) risulta dare un avanzo di, udite udite, 27,6 (ventisette virgola sei) miliardi di euro. Cioè i lavoratori versano di più di quanto ricevono i pensionati. Poi lo stato mette le mani nelle tasche dell’Inps, e degli altri enti previdenziali, usandoli come una cassaforte, cioè spendendone i soldi per scopi diversi da quelli previdenziali (Luciano Gallino un po’ ovunque, Francesco Piccioni sul manifesto, ma si può anche chiedere a un qualunque funzionario onesto dell’Inps).
Ma allora io non rubo niente, mastica amaro Giancarlo, Non solo non rubi, ma mantieni lo stato, non so se si possa dire che lui si appropria in modo illecito dei tuoi soldi versati, certo non è molto etico, lo dico con altre parole, più crude, ma il senso è questo. Ecco perché ieri sera la signora piangeva in televisione, si vergognava, lacrime di vergogna erano. Aggiunge Giancarlo. E’ lei che deve vergognarsi, non io, chaio lavurè tot una veta, che ho lavorato tutta una vita.Lacrime e sangue. Lei ci mette due lacrime, io il sangue.
Perché alla oscenità dei tagli sulle pensioni, si aggiunge una oscenità ancora peggiore: instillare, tramite un martellamento mediatico che ormai dura da un ventennio almeno, un senso di colpa nei pensionati per il debito pubblico, per la disoccupazione giovanile nonché per il precariato. Quindi Giancarlo fa due domande, ma allora i giornali e la tv dicono le bugie e fin qui la domanda è retorica, sì, dicono le bugie e/o mascherano la verità, poi viene quella vera per lui, perché il Partito- per Giancarlo ancora con la maiuscola tutto insieme Pci Pds Ds Pd – non dice queste cose, perché non si oppone, perché non fa una campagna per spiegare che noi pensionati non rubiamo niente anzi… perché lascia che sembri che abbiano ragione loro e che noi pensionati saremmo dei mangiapane a tradimento. E questo lo fa disperare ancora di più.
Già perché… ma intanto è arrivata la signora Maria a raccontare le sua storia. Due anni fa, a 58 (cinquantotto) anni d’età, accettò di essere licenziata dall’azienda dove lavorava, una azienda che faceva parte di una multinazionale tedesca. Cioè decise di accettare la proposta di prepensionamento anticipato con il cosidetto scivolo, due anni di mobilità a 800 euro al mese (cassa integrazione, insomma) che l’avrebbe portata fino alla pensione. Un accordo non privato, ci tiene a sottolinearela signora Maria, ma sottoscritto dalle parti, io, l’amministratore delegato come rappresentante dell’azienda e il sindacato come garante. Insomma un impegno, un patto pubblico, che adesso viene violato. Già col meccanismo delle finestre ero finita un anno dopo, cioè sarei andata in pensione nel luglio 2012, quando io i 60 (sessanta) anni li ho compiuti nel luglio 2011, insomma con dodici mesi di ritardo. Adesso devo arrivare nel 2013, ma intanto che fine fa l’indennità di mobilità? La signora Maria è furibonda, impotente e depressa, né pare che il sindacato voglia e possa far nulla però sono stati loro, i sindacalisti, a convincermi, c’è la crisi, favoriamo la ristrutturazione soft, intanto così si liberano posti per i giovani, e adesso? Mi aumentano l’età lavorativa, quando sono disoccupata! e un lavoro alla mia età dove lo trovo.
Intanto nell’azienda giovani non ne hanno assunti, aumentando invece i carichi di lavoro su quelli rimasti.Qui c’è un’altra gigantesca menzogna, anzi una montagna di balle. Nel resto d’Europa i lavoratori andrebbero in pensione con le barbe bianche e i corpi cadenti, da noi tutti giovanotti che fanno jogging. Ebbene in Italial’età media di pensionamento per gli uomini è di 61,1 (sessanta uno virgola uno) anni, in Francia di 59,1 (cinquantanove virgola uno) anni, in Germania, la mitica dura severa Germania ueber alles, siamo a quota 61, 8 (sessantuno virgola otto): se non è zuppa è pan bagnato. Per non dire delle famose aspettative di vita, un parametro che più insulso e antiscientifico non si può, cioè non è un parametro di niente se non la propaganda ideologica, stile i famosi piani quinquennali nella fu Urss. O dell’evidente discrasia, sciocchezza diciamo, tra l’aumento dell’età pensionabile e la dichiarata volontà di incrementare l’occupazione giovanile.
A questa improvvisata mini assemblea sotto i portici si unisce anche Massimo. La mia mamma è fortunata, prende 800 euro lordi, quindi gliela aumentano col caro vita, a occhio e croce da 4 a 8 euro al mese, sai che bazza... perché si parla veramente di portare via ai pensionati gli spiccioli, quasi li si volesse umiliare più di quanto già non lo siano. Massimo lavorava col babbo come idraulico, un mestiere d’oro, beh, non sempre e non per tutti. Il babbo va in pensione e, a dispetto delle statistiche sulle aspettative di vita, muore un anno dopo. Aveva versato per la sua pensione 80.000 (ottantamila euro), e indietro non ha avuto quasi niente, sua moglie che percepiva la minima con la reversibilità arriva appunto a poco meno di 800 (ottocento) euro. Mentre la crisi incalza, il lavoro manca, Massimo non riesce a pagare l’affitto della bottega, viene sfrattato, mette gli attrezzi in una cantina di un vicino amico e comincia, più o meno come un immigrato, lui bolognese doc che mai se lo sarebbe neppure sognato, a darsi da fare come può e quando può nei cantieri, sempre più rari del resto, e anche nelle case i rubinetti si lasciano gocciolare perché soldi non ce ne sono, e deve anche aiutare sua madre perché con 800 euro al mese si fa poca strada. Mi viene da sbattere la testa contro il muro, poi ci pensa su, anzi sarebbe ora di sbattere la loro testa contro il muro. Dice.
Adesso arriva l’ultima domanda. E’ Giancarlo che parla: ma se non è questione di soldi per pagare il debito, perché se la prendono tanto con noi pensionati, sultant parchè i son malegn, soltanto perché sono maligni? Già, perché tanto accanimento contro i pensionati? L’accanimento è contro le pensioni pubbliche, contro il diritto alla pensione. E bisogna metter mano a un po’ di economia politica per capire. Detto in gergo tecnico, il capitalismo soffre strutturalmente della cosidetta caduta tendenziale del saggio di profitto, che viene contenuta o rintuzzata tramite la massimizzazione del profitto. Ma questi profitti non possono venire oggi dalla produzione e vendita di merci, ormai per esempio il mercato dell’auto è vicino alla saturazione, lo stesso per lavatrici e frigoriferi, per non dire dell’energia eccetera. Allora ecco che due sono le idee, la prima: invece di produrre merci a mezzo di merci, si produce denaro a mezzo di denaro, è il trionfante capitalismo finanziario, un meccanismo di speculazione aggressiva fino al gangsterismo; la seconda attiene alla previdenza, la sanità e assistenza, e la formazione, scuola e università, tutti settori da rendere privati. Terreno per l’azione finanziaria e speculativa di compagnie assicurative, società di hedge founds, e altri mostri succhiasangue. Ma prima bisogna eliminare, distruggere, fare tabula rasa del sistema pubblico nel campo della previdenza, della formazione, della sanità. Per cui essere pensionati pubblici deve diventare una tortura, un tormento, una umiliazione e immiserimento continuo (negli ultimi 10 – dieci – anni le pensioni italiane hanno perso il 25% del potere d’acquisto, fonte Istat).
La pensione, la scuola, la sanità non devono più essere dei diritti sociali, in qualche modo e in parte sottratti al mercato, ma merci come tutte le altre, che comperi e paghi salato. La cosa si capisce ancor meglio se si considera che mentre il governo Monti bastona i pensionati, dall’altro lato, quello dei padroni, introduce forti agevolazioni fiscali per le aziende, con lo scandalo della mancanza di ogni tassa patrimoniale, che c’è anche in Francia, pur governata dalla destra, il 3% per patrimoni superiori a 300000 (trecentomila) euro e il 4% per quelli oltre i 400.000 (quattrocentomila). Ma allora da noi bisogna fare la rivoluzione, fera an buttaso, fare un buttasu, dice concludendo l’assemblea sotto i portici, Giancarlo e scuote la testa. Almeno non fa freddo, chiosa Massimo, ma neppure questa è una buona notizia, significa che il riscaldamento del pianeta avanza più svelto del previsto, e saranno guai grossi, molto. Ma non lo dico, per oggi di cattive notizie abbiamo fatto il pieno. Per la rivoluzione, chissà.
Vedi anche:
Bruno Giorgino