lunedì 12 marzo 2012

Onorevole Bersani... c'è una lettera per Lei

Questo Governo non investe sulla scuola, ma la calpesta

Lettera aperta a Bersani

Lunedì, 12 marzo 2012 - 12:28:00
Di Giuseppe Grasso
La distinzione fra destra e sinistra, come cantava beffardo Giorgio Gaber e come appare sempre più palese con l’appoggio congiunto di Pdl e Pd al Governo Monti, è ormai un patrimonio in via di estinzione, eroso dal fossilizzarsi di ognuna delle due fazioni politiche in posizione ancillare nei confronti della tecnocrazia e della finanza. Lo smantellamento del sistema sociale, la riforma Fornero e la tecno-dittatura del presente esecutivo stanno ad attestare un’eclisse della democrazia e della rappresentatività. Un ulteriore no al confronto e al rispetto della giustizia sociale è stato ribadito una volta ancora dalla ministra del Lavoro, il 7 marzo, con l’acre risposta al question time che l’onorevole Cera le aveva posto alla Camera in merito alla specificità dei lavoratori del comparto scuola. Nessuna apertura da parte della donna inflessibile e dal polso di ferro ma solo una paternalistica «comprensione umana» che esclude del tutto, quasi fosse un pregiudizio ideologico, ogni forma di ritocco nel senso dell’equità.
Chiedere di spostare al 31 agosto 2012, anziché al 31 dicembre 2011, la data a cui fare riferimento per la maturazione dei requisiti di accesso al pensionamento con le regole antecedenti al D. L. 201/2011, non significava concedere privilegi né rimettere indietro le lancette. Significava solo tener conto del fatto che i lavoratori della scuola, a differenza di tutti gli altri, possono lasciare il servizio unicamente il 1 settembre di ogni anno. I ricorsi che fioccheranno da più parti contro il Governo la dicono lunga su questo clima rovente di scontro sociale. Onorevole Bersani, vuole forse che si ripeta la terribile iattura del Governo Tambroni con tanto di sollevazione popolare? E lei, ministra Fornero, come spiega la discrasia che si è venuta a creare fra l’accoglimento dell’ordine del giorno n. 79 – accolto favorevolmente a Montecitorio nel corso della discussione del D. L. Milleproroghe – e la sconfessione dello stesso da lei pronunciata il 7 marzo? Vuole forse aggiungere, al gran calderone dei suoi blindatissimi e ferrei provvedimenti, anche la contraddizione e l’incoerenza?
Non è tutto. Il balletto mortificante sugli organici della scuola, prima approvati e poi bocciati sempre per problemi di copertura, confermano una linea di totale disconoscimento nei confronti dei professionisti che vi lavorano. Gli organici del suddetto comparto restano dunque fissi e non si danno numeri precisi sulle nuove assunzioni. Se ne prevedevano 10.000 e ora non se ne prevede nessuna. L’emendamento del Pd all'articolo 50 è stato, se non proprio stralciato, sicuramente modificato e si è tornati al testo originario, con due commi aggiuntivi e pochissime risorse. Non si è riusciti a bloccare, di fatto, il trascinamento dei tagli dell’ex ministra Gelmini. La verità è che questo Governo non ha alcuna intenzione di investire nella conoscenza, come si fa nei paesi civili europei, in Francia e in Germania, per esempio, ma se ne vuole, al contrario, disincentivare la potenzialità formativa. Il mondo della scuola è solo un aggravio per lo Stato e non una fucina di sapienza. Questa, purtroppo, è la dura legge che impera. A ciò si deve aggiungere il silenzio del dicastero dell’Istruzione sul miglioramento della qualità dell’offerta formativa, sulla stabilizzazione dei precari e sulla valorizzazione dell’autonomia scolastica. Insomma, ce n’è da poter compilare un vastissimo «j’accuse» dalle proporzioni incalcolabili. Solo che oggi sono gli Émile Zola che mancano.
Questo esecutivo non solo ignora i pensionandi della scuola, quelli che il 1 settembre 2011 avevano maturato i requisiti per uscire dal lavoro, ma si infischia dei tanti altri problemi che assillano il più vasto mondo della scuola relegandolo in una ghettizzazione ormai insostenibile e ai margini del dibattito civile. È ora di smetterla, onorevole Bersani, con le penalizzazioni inflitte al corpo dei docenti. È ora di pensare fattivamente ad una generale filosofia degli investimenti in questo settore così importante nell’educazione delle giovani generazioni. È tempo di rimeditare una pedagogia più vera ed eticamente più consona invece di continuare a sacrificarla sull’altare dell’efficienza aziendalistica.
Perché mai, onorevole Bersani, tutto il Pd non mette il veto o quanto meno il silenziatore a questo indegno partito preso contro ogni forma di apertura verso i diritti acquisiti? Eppure sappiamo, da fonti politiche, che lei ha caldeggiato i problemi inerenti al personale scolastico prossimo alla pensione. Come si può continuare ad appoggiare un Governo che sta perpetrando uno scempio continuo ai danni non solo della scuola ma di tutta la grande platea della Pubblica Amministrazione? È davvero questa la parola di sinistra che intende pronunciare, per riprendere Nanni Moretti, in favore di un vecchio elettorato che le è rimasto sinora fedele e che non tarderà a voltarle le spalle se non lo ha già fatto? Le progettualità di vita e le umiliazioni dei lavoratori più poveri e più colpiti sono diventate per davvero così misera cosa? È sostenibile che si debba sempre far cassa sulle solite persone dimenticando le loro aspettative? Che si debba tagliare sempre e solo sulla scuola? Perché non tagliare invece sugli aerei da guerra? Non basta far scendere lo spread. Bisognerebbe saper tutelare le fasce più deboli, non fare cassa con i soliti noti e con i mezzi più rapidi, disapplicare ogni privilegio economico dei superstipendiati.
Queste e altre domande, onorevole Bersani, continueranno a riecheggiare dentro di lei finché non desisterà dal garantire un atteggiamento così buonista e di scontato appoggio a questo Governo le cui maggiori credenziali sembrano essere l’ostinazione e la cocciutaggine nel dire sempre di no. Non sente il fiato sul collo? Non crediamo di esagerare se diciamo che la nostra voce intercetta quella di milioni di lavoratori i quali si sono trovati di botto, da un giorno all’altro, con 6 anni in più di lavoro. Individui che hanno anche 39 0 40 anni di servizio (le sembrano pochi?) e che avevano già progettato la loro vita futura. Ma la cosa incredibile, come più volte Antonio Di Pietro ha ribadito, è che chi sta compiendo simili nefaste azioni governative non è nemmeno stato investito dal popolo e tuttavia si comporta con arroganza, sussiego e presunzione, dimentico di ogni minimo gesto di umiltà, di una comprensione reale verso i problemi del paese e scevro da ogni sensibilità politica per le classi meno abbienti. Questi tecnocrati sono senza alcun buon senso e soprattutto senza anima. Hanno, per dirla con Cassola, il cuore arido.
È vergognoso che si continui a trattare a pesci in faccia l’importante settore della scuola e ad avallare una politica economica secondo cui chi guadagna oltre 5000 euro al mese non è minimamente scalfito dalle ultime norme mentre chi sta sotto i 2000 euro paga un prezzo scelleratamente più grave ed è umiliato al punto da non poter arrivare, in moltissimi casi, nemmeno alla fine del mese. Sarebbe questa la discontinuità con il Governo precedente? Questi i sacrifici della tanto conclamata equità di questo Governo?
Lei, onorevole Bersani, che rappresenta un partito tradizionalmente vicino all’interesse dei lavoratori, non può tirarsi indietro. Non può e non deve nascondersi di fronte allo scalpitare e al malcontento di un popolo che non ne può più di tanto assillo denigratorio e di tante onerose vessazioni. Lei ha una grandissima responsabilità che le deriva dall’aver appoggiato questo esecutivo e ha perciò il dovere di rispondere dei gravi problemi che si sono aperti nel paese in conseguenza di un atteggiamento politico saccente, avverso, iniquo, antipopolare, fra i più retrivi e intransigenti che l’Italia ricordi. Un Governo, mi consenta di dire, della destra ricca e sorniona. Non può gettarsi la sabbia sugli occhi per far finta di essere cieco. Affronti con serietà e determinazione da politico avveduto questi nodi perché le ripercussioni e le ricadute per il suo partito saranno anche più gravi ove non intervenisse in tempo. Gli Italiani non hanno fatto cadere nel dimenticatoio lo scalone di 6 anni, anche se forse qualcuno ci sperava. Ma non facciamo nomi, onorevole Bersani, per carità!
Questo Governo, non eletto dal popolo e tuttavia in possesso del mandato per governare alle spese e a dispetto di tutto il paese, ha ormai dimostrato, inutile negarlo, la totale estraneità alla soluzione dei veri problemi del popolo italiano e sta smantellando ogni diritto, ogni certezza, ogni punto fermo, sta attentando alla libertà di ognuno di noi con una supponenza che, se non ci fa rimpiangere l’ipocrisia dei comunicati berlusconiani, comunque ferisce a fondo il nostro spirito democratico.
Buon lavoro!

http://affaritaliani.libero.it/cronache/scuola120312.html?refresh_ce

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